Mercati su cui puntare nel 2024: conferme e nuove sfide

1 Marzo 2024
Mercati su cui puntare nel 2024: conferme e nuove sfide

L'export italiano nel 2024 si prospetta in crescita moderata, con una stima del +2,1%. Germania, Stati Uniti, Francia e Cina rimangono mercati chiave per l'export italiano, consolidando la loro posizione di partner commerciali strategici. Tuttavia, nuove frontiere si aprono nei Paesi del Golfo, in America Latina e in India, aree con un elevato potenziale di crescita e una domanda crescente di prodotti italiani.

L'export italiano, vero pilastro dell’economia che contribuisce alla formazione di oltre il 40% del PIL, ha attraversato un 2022 da record (+20,2%), seguito da un 2023 stazionario che ha visto sostanzialmente invariato il quadro rispetto all’anno precedente (dati ISTAT).

Le previsioni per il 2024 indicano una crescita moderata (+2,1%), ancora sotto i ritmi pre-pandemia, ma in linea con le tendenze del commercio mondiale. L’Istat delinea un quadro economico incerto per l’Italia nel 2024, influenzato da vari fattori, tra cui:

  • la flessione della domanda mondiale, in particolare nei mercati di destinazione chiave come Germania e Stati Uniti;
  • il perdurare delle  crisi geopolitiche, come il conflitto russo-ucraino e quello israelo-palestinese, che potrebbero accrescere la frammentazione geopolitica, generando effetti negativi sull'economia globale e sul commercio internazionale;
  • il continuo aumento del tasso di inflazione, che erode la competitività dei prodotti italiani sui mercati internazionali;
  • l’instabilità dei tassi di cambio, le cui oscillazioni influenzano significativamente la competitività e i margini di profitto delle aziende esportatrici.

Nel 2023, l’export italiano è risultato stazionario (0%). Tale performance è sintesi di dinamiche differenziate per settore: a trainare la crescita sono stati i macchinari e apparecchi (+8,8%), gli autoveicoli (+20,8%) e i prodotti alimentari, bevande e tabacco (+5,8%); in calo, invece, i metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-11,3%), il coke e i prodotti petroliferi raffinati (-23,4%) e le sostanze e prodotti chimici (-8,5%). La stazionarietà dell’export in valore nel 2023 (+1,3% al netto dell’energia) riflette una crescita dei valori medi unitari (+5,3%) e una riduzione, di analoga entità, dei volumi (-5,1%), ed è sintesi di tendenze opposte per le due aree, Ue (-2,3%) ed extra-Ue (+2,5%). Nel complesso dell’anno crescono le vendite di beni strumentali (+8,4%) e beni di consumo (+2,7%) mentre si riducono quelle di beni intermedi (-6,7%) ed energia (-25,7%).

Il surplus commerciale è stato pari a 34,5 miliardi di euro, a fronte di un disavanzo di 34 miliardi l’anno precedente. Un risultato positivo che conferma la competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali e la loro capacità di adattarsi alle sfide globali, ma anche di cogliere le nuove opportunità.

Il 2024 si preannuncia  come un anno in cui la sostenibilità e il digitale si consolideranno come veri e propri acceleratori, offrendo alle imprese che li integreranno nelle loro strategie un vantaggio competitivo non indifferente. L’adozione di pratiche sostenibili e tecnologie avanzate, infatti, permette di rispondere alle sfide della rivoluzione tecnologica e della transizione ecologica, favorendo al contempo una crescita qualitativa e quantitativa delle esportazioni.

A tal proposito, l'Italia si conferma seconda nell'UE per l'export di beni ambientali (EG), come impianti di energia rinnovabile, sistemi di depurazione dell’acqua e auto elettriche. I prodotti per la protezione dell'ambiente e quelli "più puliti" guideranno la crescita nel 2024, trainati da meccanica strumentale e apparecchi elettrici. Per il  biennio 2025-2026 si prospetta una crescita del +14% annuo per l'export italiano di tali beni. Gli investimenti verdi e il supporto delle politiche europee favoriranno la transizione verso un mercato sempre più orientato alla sostenibilità.

L’e-commerce è un altro driver di crescita che amplia ulteriormente le possibilità di raggiungere i consumatori di tutto il mondo, mentre la diversificazione dei mercati permette di ridurre la dipendenza da quelli saturi e limitare i rischi.

 

 

Geograficamente, l’export italiano continua a privilegiare mercati consolidati come Germania, Svizzera, Stati Uniti, Francia e Cina, che si confermano mercati chiave per l'export italiano, con la Germania in testa come primo partner commerciale. Quest’ultima, infatti, vanta un forte apprezzamento per il made in Italy e una fitta rete di relazioni commerciali con altri mercati strategici come Cina e Stati Uniti, oltre all’elevato potere di acquisto, tutte caratteristiche in grado di offrire grandi opportunità alle aziende italiane.

La Svizzera, oltre ad essere un hub logistico internazionale, offre stabilità politica ed economica, un elevato potere d’acquisto e una forte passione per i prodotti italiani.

Gli Stati Uniti rappresentano il primo partner commerciale extra UE per l’Italia. Il mercato americano, con le sue ampie dimensioni e l’indipendenza energetica garantiscono una performance economica solida. Inoltre, la passione per il made in Italy, offre grandi opportunità per i settori Food & Beverage, lifestyle, moda e cultura. L'accordo sulla sospensione delle tariffe aggiuntive per l'export agroalimentare italiano rappresenta un ulteriore incentivo per le aziende del Belpaese. Le imprese italiane potranno beneficiare degli ingenti investimenti posti in essere dall’Amministrazione Biden per la transizione digitale ed ecologica, sia investendo direttamente nel mercato statunitense, sia allacciando contratti di fornitura in loco con clienti lungo l’intera catena del valore; questo potrà dare slancio a diversi comparti dell’export italiano, ad esempio in termini di una maggiore domanda di apparecchi elettrici e di meccanica strumentale così come prodotti chimici e di gomma e plastica, beni chiave nel processo di transizione.

La Cina è già e continuerà ad essere un mercato trainante per tutte le economie asiatiche negli anni a venire. L’economia della Cina rimane dinamica nonostante le sfide globali e l’allarme deflazione paventato da molti, grazie a un mix di riforme per rilanciare la produttività interna e alla duttilità del Paese nel trasformare l’industria per concentrarsi su uno sviluppo di alta qualità. Sotto quest’ultimo aspetto il Dragone detiene infatti il record di trasformazione da un’economia basata su un’industria manifatturiera ad alta intensità di manodopera ad una crescita industriale altamente tecnologica e più attenta allo sviluppo sostenibile. La completa riapertura del gigante asiatico dopo anni di restrizioni anti-Covid avrà ricadute positive anche per la domanda di beni italiani.

Oltre ai partner consolidati, nell’ultimo periodo si sta assistendo ad un’espansione dell’export italiano anche verso nuovi mercati emergenti come Paesi del Golfo, India, Thailandia, Vietnam, Messico, Brasile e Croazia, che offrono nuove opportunità per il made in Italy. L’export italiano nei paesi OPEC, per esempio, è cresciuto del +42% nei primi 9 mesi del 2023, a dimostrazione del potenziale di questi mercati.

Il conflitto russo-ucraino, infatti, ha innescato un riassetto energetico internazionale che ha portato benefici inaspettati ai Paesi del Golfo. Aumentando le loro esportazioni di prodotti petroliferi, questi  hanno potuto stanziare nuove risorse per i loro piani d'investimento. L'obiettivo è la diversificazione produttiva, con ricadute positive anche per l'export italiano. La domanda di beni made in Italy è infatti in crescita, in particolare in Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, dove i nostri prodotti hanno registrato tassi di incremento a doppia cifra nel 2023, con previsioni di crescita superiori al 5% nel 2024.

Anche l'America Latina rappresenta un'area ricca di opportunità per le aziende italiane. Messico e Brasile si confermano i due principali mercati per il nostro export, con prospettive di domanda decisamente favorevoli. Il Messico vanta una solida struttura manifatturiera che lo rende un hub regionale strategico, rafforzato dal fenomeno del nearshoring. In Brasile, invece, l'ambizione di aumentare il peso del comparto manifatturiero si traduce in un maggiore stimolo per le vendite di macchinari italiani.

Oltre ai mercati già menzionati, India, Vietnam e Thailandia si affacciano come nuove frontiere per l'export italiano. L’India si conferma tra i mercati in maggiore espansione per l’export italiano grazie alla profonda evoluzione e ammodernamento del suo sistema produttivo su cui il governo indiano continua a puntare. Questo favorirà le imprese italiane che offrono tecnologie avanzate e macchinari per l’industria.

Il Vietnam vanta un contesto politico stabile e una crescita economica robusta. Il Paese asiatico sta affermando come un importante hub manifatturiero nella regione grazie ai bassi costi di produzione e alla manodopera qualificata.

Infine, la Thailandia è un’economia in crescita che una classe media dall’elevato potere di acquisto e una forte propensione al consumo.

Tornando nel Vecchio Continente, l'ingresso della Croazia nell'Eurozona a gennaio 2023 ha aperto nuove porte per l'export italiano. La sua posizione geografica, vicina all'Italia, la rende infatti una porta d'ingresso ideale per i mercati della regione balcanica.

Il quadro internazionale presenta ancora molte sfide. Il conflitto russo-ucraino e israelo-palestinese potrebbe infatti accrescere la frammentazione geopolitica, con effetti negativi sull'economia globale e sul commercio internazionale. Inoltre, un nuovo aumento del prezzo del petrolio potrebbe trascinare in alto anche le quotazioni di altre commodity energetiche, alimentando l'incertezza e il calo della fiducia di persone e imprese. Ciononostante, le imprese che sapranno cogliere le nuove tendenze, diversificare i propri mercati di riferimento e adattarsi alle sfide globali saranno in grado di prosperare in questo contesto in continua evoluzione.