India: scopri le opportunità per il Made in Italy

20 Marzo 2023
Copertina_india: opportunità per Made in Italy

Il gigante asiatico sta registrando negli ultimi anni performance di crescita uniche al mondo, e ciò rappresenta un’opportunità imperdibile per le imprese italiane impegnate nei mercati esteri. Il nostro export, ad oggi, risulta ancora sottodimensionato, ma il new deal nelle relazioni bilaterali tra Italia e India potrebbe fungere da volano per nuovi e proficui scambi ed investimenti.

Il recente viaggio in India del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani ha puntato i riflettori sul Paese che sta emergendo sempre più come attore protagonista della scena economica internazionale grazie alla sua prorompente forza demografica e ad un mercato interno in rapidissima espansione.

Una nazione che cresce a ritmo sostenuto

Secondo i dati pubblicati dal Fondo Monetario Internazionale, l’India, Infatti, ha conseguito nel 2022 una crescita economica del 6,8%, superando di gran lunga la Cina (cresciuta solo del 3%) e posizionandosi al quinto posto nella classifica delle principali economie mondiali, sorpassando così anche la Gran Bretagna. Anche per il prossimo anno è prevista una crescita consistente, del 6,1%, che per quanto inferiore rispetto a quella dell’anno precedente, rimane comunque nettamente al di sopra della media globale. Inoltre, il FMI elegge l’India a locomotiva dell’economia mondiale, stimando che, da sola, contribuirà al 15% della crescita globale nel 2023.

Negli ultimi tempi, una serie di riforme e di interventi del governo in tema di digitalizzazione dei processi e snellimento della burocrazia (il programma Digital India, per esempio, ha fornito ad un’ampia fascia della popolazione un’identità digitale, un conto corrente bancario e l’accesso ai sistemi di pagamento on-line) hanno permesso all’India di migliorare le proprie performance nei principali indicatori mondiali.

L’India, inoltre, si appresta anche a diventare il paese più popoloso del mondo: attualmente lo è la Cina, che conta 1 miliardo e 426 milioni di persone, mentre gli Indiani sono oggi 1 miliardo e 412 milioni; ma secondo lo studio delle Nazioni Unite “The World Population Prospects 2022”, già entro la fine di quest’anno il Paese dell’elefante supererà quello del dragone anche in forza demografica.

Sebbene le sperequazioni e le distorsioni della crescita siano ancora evidenti (in alcune aree si registrano redditi medi pro capite più bassi persino di alcune economie subsahariane), lo sviluppo economico si è accompagnato a una riduzione consistente della povertà. Secondo le Nazioni Unite, tra il 2005 e il 2016 l’incidenza della povertà in India è scesa dal 55,1 al 27,9% della popolazione (da 640 a 370 milioni di individui).

india: infografica DEF

Interscambio Italia- India

La crescita economica e demografica, accompagnate dalla riduzione della povertà e la conseguente espansione della classe media, sempre più attenta e disponibile economicamente a spendere, hanno determinato negli ultimi anni un forte aumento della domanda di beni di consumo, anche stranieri.

Basti pensare che l’interscambio commerciale tra India e Italia ha toccato nel 2022 il valore record di 14,9 miliardi di euro ed è più che raddoppiato in appena due anni, con un saldo della bilancia commerciale  a favore del paese guidato da Narendra Modi di oltre 5 miliardi, dovuto principalmente alla vendita al nostro Paese di materie prime precedentemente acquistate da fornitori russi e ucraini.

Tra i settori maggiormente rappresentativi dell’export italiano in India ci sono macchinari e apparecchiature con una quota del 37,4%, mentre al secondo posto sono posizionati i prodotti chimici (13,2%). Ma in generale, il Made in Italy è apprezzato per innovazione, stile, comfort, qualità, eleganza e design high-tech. L’India, secondo la Risk&Export Map di Sace, è il 28° mercato di destinazione per l'export italiano e il 6° mercato nell’area dell’Asia-Pacifico.

Complementarietà tra sistema produttivo italiano ed indiano

Le opportunità non si profilano solo nel settore dei beni di consumo, anzi. Lo sviluppo economico dell’India, infatti, dipenderà dalla capacità delle autorità indiane di attuare le priorità fissate negli ultimi anni: manifattura avanzata, transizione energetica ed economia digitale. Ed è qui che per le imprese italiane si apre un ventaglio di opportunità immenso, poiché lo sviluppo di tali ambiti dovrà avvenire attirando investimenti, anche dall’estero. In tale quadro le imprese italiane, ricche di tecnologia ed esperienza possono offrire un importante contributo, sia in termini di scambio commerciale sia attraverso nuovi investimenti.

L’Italia, ad oggi, è il quinto partner commerciale dell’India tra quelli europei ed il diciassettesimo per investimenti diretti. Tra il 2000 ed il 2022 l’Italia ha investito oltre 3,2 miliardi di dollari nel Paese asiatico. Secondo i dati dell’Ambasciata italiana a Nuova Delhi sono oltre 600 le imprese italiane in India, con un’occupazione stimata di circa 25.000 unità e forme di presenza a controllo diretto o in Joint Ventures (soluzione preferita dalle PMI e d’obbligo in alcuni settori strategici con tetti massimi agli investimenti stranieri) o con uffici commerciali di rappresentanza.

Ma si tratta di un numero destinato a crescere esponenzialmente nei prossimi anni dal momento che i sistemi economici italiano e indiano presentano caratteristiche che consentono una maggiore complementarietà tra sistemi produttivi. L’India punta a rafforzare le proprie capacità di sviluppo in settori (come l’agroalimentare, le energie rinnovabili e l’automotive) su cui l’Italia vanta un grosso capitale di know-how tecnologico e industriale. L’Italia guarda a sua volta a un mercato, come quello indiano, che punta all’innovazione quale principale pilastro della propria crescita, posizionandosi al terzo posto al mondo per startup presenti e con un numero sempre più elevato di aziende unicorno (1 ogni 10 nascono in India).

I settori strategici di opportunità

Durante gli incontri delle settimane scorse i vertici dei due paesi, proprio in coincidenza del 75° anniversario delle loro relazioni bilaterali, hanno posto le basi istituzionali per trasformare questa comunione d’intenti in una partnership strategica concreta ed efficace, delineando i settori a maggiore potenziale di collaborazione.

Innanzitutto, il settore della Transizione Energetica, nelle sue diverse sfaccettature, come energie rinnovabili, reti di distribuzione, smart cities e mobilità, gestione dei rifiuti. In questo quadro, l’Italia, con la propria esperienza dal punto di vista normativo e regolamentare e importanti aziende leader mondiali in molti settori della transizione energetica, oltre a centinaia di piccole e medie aziende capaci di offrire prodotti all’avanguardia, può essere un partner naturale dell’India, non solo proponendo processi e prodotti già utilizzati e rodati ma anche per la ricerca e sviluppo congiunti di soluzioni innovative.

Poi, l’agrifood e il food-processing, il tessile e il cuoio, i macchinari avanzati. Sfruttando l’esperienza acquisita con il Piano “Industria 4.0” le imprese italiane possono offrire le proprie consolidate competenze, tecnologia e formazione alle controparti indiane. Il tutto nell'ottica di sviluppare sistemi di produzione sostenibili economicamente e dal punto di vista ambientale.

Infine, il mondo dell’innovazione, delle nuove tecnologie e delle start-up. Secondo i dati diffusi da NASSCOM, l’India è il terzo paese al mondo per numero di start-up tecnologiche (circa 25.000 aziende fondate tra il 2011 e il 2021) e unicorni, dopo Stati Uniti e Cina; il valore complessivo dell’ecosistema indiano delle start-up è pari a circa 330 miliardi di dollari e impiega circa 1 milione di persone. Secondo il Ministero dell’Elettronica e dell’Information Technology, nel 2025 l’incidenza dell’economia digitale sul Pil indiano arriverà al 18-23% (era l’8% del Pil nel 2018). Un settore, quindi, in piena ascesa, ed in cui potrebbe valere la pena investire.

L’India ha la necessità di aumentare gli investimenti pubblici in sanità, scuola, ambiente e infrastrutture per garantirsi uno sviluppo sostenibile e più equo. Per farlo ha bisogno di partnership durature con paesi in grado di apportare oltre che capitali, know how e tecnologie innovative all’avanguardia. L’Italia può giocare un ruolo di primo piano in questo processo di rinnovamento e possono farlo le sue imprese anche piccole e medie, purché organizzate e ben equipaggiate sotto il profilo organizzativo, finanziario e culturale.

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