Emirati Arabi Uniti: mille e una opportunità per il made in Italy

8 Maggio 2023
Emirati Arabi Uniti mille e una opportunità per il made in Italy

La stabilità del contesto politico ed economico, i significativi investimenti per potenziare i settori non petroliferi e per rafforzare il proprio ruolo commerciale e finanziario, l’elevato reddito pro capite fanno degli Emirati Arabi Uniti un mercato molto interessante per le nostre imprese.

Gli Emirati Arabi Uniti (stato federale composto dalle sette monarchie ereditarie assolute di Abu Dhabi, Ajman, Dubai, Fujairah, Ras Al Khaimah, Sharjah e Umm Al-Qaywayn), sono un hub imprescindibile per le aziende italiane che desiderano proiettarsi non solo sui mercati del Medio Oriente, ma anche su quelli dell’Africa orientale e dell’Asia meridionale.

La Federazione, infatti, costituisce oggi una realtà moderna, avanzata e dinamica, uno Stato “giovane” (l’indipendenza dal Regno Unito risale al 1971) che, nell’arco di poco più di 50 anni, ha saputo trasformarsi in una delle economie più sviluppate del Medio Oriente.

A trainarne la straordinaria crescita economica sono state principalmente le ingenti riserve di petrolio e gas naturale, ma anche la capacità di saper sfruttare in modo ottimale - per fini commerciali e turistici - la posizione geografica particolarmente favorevole collocata fra Asia, Europa ed Africa, che rende gli Emirati il principale snodo logistico e commerciale della regione, nonché una destinazione turistica di primaria importanza.

Gli Emirati, inoltre, sono tradizionalmente terra di attrazione di Investimenti Diretti Esteri (IDE): secondo il World Investment Report 2022 pubblicato dall’UNCTAD, nel 2021 gli EAU si sono classificati al 1° posto nel mondo arabo e al 19° posto a livello globale per la quantità di flussi in entrata, pari a 21 miliardi di dollari. Su questi risultati ha certamente influito la recente riforma che concede la possibilità, agli investitori stranieri, di detenere fino al 100% della proprietà delle imprese locali (prima potevano possedere solo fino al 49% del capitale e almeno il 51% doveva essere di proprietà di uno o più cittadini emiratini). La nuova legge permette inoltre un iter burocratico molto più snello per la costituzione delle società straniere ed elimina il vincolo per le SpA di avere un presidente e la maggioranza del Consiglio di Amministrazione di nazionalità emiratina. Da questa riforma rimangono comunque escluse le società ad elevato impatto strategico, come ad esempio quelle che operano nel settore dell’Oil & Gas.

Per incentivare gli investimenti dall’estero gli Emirati hanno investito tantissimo anche nelle Free Trade Zone (FTZ). In queste zone non vi è alcuna restrizione al trasferimento dei profitti o al rimpatrio del capitale. Le aziende costituite possono essere detenute interamente da investitori stranieri e beneficiare di un’esenzione fiscale per un periodo compreso tra 15 e 50 anni, di regola rinnovabili. All’interno di queste aree non vi è esposizione ad alcuna pressione fiscale sui dividendi distribuiti ai soci, persone fisiche o giuridiche. Nelle free zone non sono, inoltre, previste tasse sulle società per non meno di 15 anni, rinnovabili per uguale periodo, né restrizioni di carattere valutario e dazi doganali. Fuori dalle FTZ, invece, la tassa di importazione è pari mediamente al 5% su tutte le merci, escluse quelle sottoposte a regime di restrizione, come il tabacco, liquidi e dispositivi per il fumo (100%) e vini, alcolici e bevande zuccherate e gassate (50%). L’introduzione delle FTZ non solo ha favorito lo sviluppo economico e gli investimenti stranieri, ma ha anche contribuito ad attirare il know-how e le professionalità che hanno sostenuto la crescita del Paese.

Per attrarre e trattenere risorse professionali qualificate dall’estero, inoltre, a settembre 2021 gli Emirati hanno annunciato la riforma delle disciplina dei visti, basata sull’emissione del nuovo “Green Visa”, destinato a professionisti qualificati, investitori, imprenditori e ai migliori studenti e laureati che potranno autonomamente sponsorizzarsi, anche in assenza di un rapporto di dipendenza da un’impresa, e sull’emissione del “Freelancers Visa”, dedicato ai lavoratori autonomi di settori di nicchia (es. intelligenza artificiale, blockchain, fintech).

Non da ultimo, gli Emirati Arabi presentano un sistema di tassazione estremamente attrattivo per le imprese straniere. Attualmente, gli Emirati Arabi Uniti non hanno un regime federale di imposta sul reddito delle società; tuttavia, la maggior parte degli Emirati ha introdotto decreti sull’imposta sul reddito alla fine degli anni ‘60 e la tassazione viene regolata localmente da ogni singolo Emirato. Ai sensi di tali decreti fiscali, l’imposta sul reddito può essere applicata a tutte le società (comprese filiali e stabilimenti permanenti) con aliquote fino al 55%. Tuttavia, in pratica, l’imposta è applicata solo nei confronti delle entità societarie impegnate nella produzione di petrolio e gas o nell’estrazione di altre risorse naturali negli Emirati Arabi Uniti, quindi è praticamente inesistente. L’IVA, invece è stata introdotta a partire dal 2018 ad un tasso generale del 5% per i beni standard, mentre sono esentati il settore dell’assistenza sanitaria, dell’istruzione e dei trasporti pubblici.

Elemento particolarmente distintivo dell’economia di questo paese, poi, è il livello di reddito pro-capite, che consente di mantenere standard di vita particolarmente elevati. Il PIL pro capite degli Emirati Arabi Uniti viene infatti stimato in oltre 47.498 U$ dollari (a parità di potere d’acquisto) ed è tra i più elevati al mondo e significativamente più alto della media delle economie avanzate. La giovane popolazione emiratina rappresenta pertanto un target privilegiato per i settori “premium” e del lusso. In particolare, le donne emiratine e quelle occidentali residenti, i molti turisti presenti, influenzano l’80% degli acquisti del mercato, principale target per il made in Italy: il 43% dei loro acquisti è dedicato alla moda e spendono mediamente il 300% in più rispetto al resto della popolazione.

Emirati Arabi-Infografica

Non solo petrolio: sulla strada della diversificazione economica

Negli ultimi anni, in risposta alle fluttuazioni dei prezzi del petrolio e in ragione della necessità di rendere maggiormente sostenibile l’economia del Paese, gli EAU hanno avviato un processo di diversificazione economica volto ad aumentare il contributo all’economia del settore non oil, e ad affrancare lo sviluppo del paese dalla tradizionale dipendenza petrolifera, costruendo un modello di sviluppo imperniato sull’innovazione, la tecnologia e la creatività.

L’obiettivo è perseguito da programmi di investimento ambiziosi come “Operation 300 Bn”, promossa dal Ministero dell’Industria e della Tecnologia per raddoppiare entro il 2031 il contributo del settore industriale e manifatturiero al Pil nazionale.

Questa cornice, all’interno della quale si inserisce anche l’eredità positiva di Expo Dubai 2020, costituisce un volano per la domanda di beni made in Italy integrati nei settori non petroliferi (costruzioni, turismo, servizi).

Gli EAU oggi rappresentano il 24° mercato di sbocco per l'export italiano e il 1° mercato di destinazione in Medio Oriente e Nord Africa (MENA) ma l'interscambio commerciale tra Italia ed Emirati è in significativa e continua crescita: nel 2022 le esportazioni dall'Italia sono aumentate del 25,2% e il nostro Paese è il principale partner commerciale degli Emirati Arabi Uniti tra quelli UE.

La prima voce export in assoluto è costituita dalla gioielleria, che con un valore di oltre un miliardo di euro rappresenta il 18,8% delle esportazioni totali, a riconferma del ruolo importantissimo che questo mercato gioca per il segmento del lusso italiano. Seguono i macchinari (14,9%), di cui è forte la richiesta nonostante gli EAU non siano un paese a forte vocazione manifatturiera. A distanza, rispettivamente con 271 e 251 milioni di euro, si collocano abbigliamento (4,5%) e cosmetici (4,2%).

Per quanto riguarda i prodotti agroalimentari il paese importa quasi tutto ciò di cui ha bisogno per garantirsi autosufficienza alimentare (circa l’85 per cento del proprio fabbisogno) e la nostra quota (2,4%) è ancora sotto rappresentata rispetto al potenziale, che è destinato a crescere per una serie di fattori. Lo sviluppo di una società multietnica, giovane e abbiente, unitamente all’incremento dei tassi di urbanizzazione ed al costante aumento dei flussi turistici hanno infatti sostenuto la crescita dei consumi alimentari negli Emirati Arabi Uniti. Pur nella persistenza della domanda di cibi tradizionali, soprattutto i giovani e le classi lavoratrici stanno progressivamente sviluppando nuovi gusti e preferenze diverse, stimolando così la domanda di nuovi prodotti alimentari internazionali, tra cui quelli italiani che sono sempre più apprezzati.

Ma già da adesso, e ancor di più negli anni a venire, le maggiori opportunità per le imprese italiane si concretizzeranno nell’ambito dei grandi progetti di investimento cui si accennava prima. In particolare, i settori che esprimono la più forte domanda, sono:

Energie rinnovabili

Il rapido incremento della popolazione, unitamente ai processi di urbanizzazione e di industrializzazione, nonché ai fenomeni di cambiamento climatico, ha determinato un forte impatto sulla domanda di energia e acqua negli Emirati Arabi Uniti, che continua a crescere a ritmi rapidissimi. In termini di elettricità, vengono consumati 13.000 kWh pro-capite collocando il paese tra le geografie con il valore più elevato della domanda a livello mondiale. Anche il consumo procapite di acqua negli Emirati è tra i più elevati al mondo, pari ad oltre 500 litri al giorno, più del doppio della media mondiale, mentre il paese è nel novero dei primi dieci a livello globale per scarsità di risorse idriche, con meno di 100/mm all’anno di precipitazioni piovose. In tale contesto, da qualche anno gli Emirati Arabi Uniti hanno deciso di diversificare il proprio mix energetico al fine di poter alimentare in maniera sostenibile il processo di sviluppo economico di lungo periodo. A tal fine, il paese sta cercando di sviluppare capacità autonome nelle tecnologie energetiche alternative e di incoraggiare la collaborazione internazionale, favorendo i processi di conservazione dell’ambiente. Nel 2017, il paese ha quindi lanciato la strategia energetica per il 2050, che si propone di aumentare il contributo dell’energia pulita dal 25% al 50%, riducendo la produzione di CO2 del 70% ed aumentando l’efficienza nei consumi individuali del 40%.

Il governo degli EAU prevede di investire 700 miliardi di Dirham (circa 180 miliardi di euro) entro il 2050 al fine di realizzare questo obiettivo, attraverso la creazione di centrali nucleari, di impianti ad energia solare e l’installazione di pannelli fotovoltaici anche sui tetti delle abitazioni civili. Solo per la Dubai Clean Energy Strategy, che mira entro il 2050 a soddisfare il fabbisogno energetico con il contributo del 75% di energia pulita, saranno investiti 600 miliardi di Aed (163 miliardi di dollari).

Una forte domanda proviene inoltre dagli impianti di desalinizzazione delle acque. Ad essere particolarmente richieste ed apprezzate in questo ambito sono le pompe, le valvole e le turbine made in Italy.

La gestione dei rifiuti in chiave sostenibile è un’altra priorità del governo emiratino, che sta investendo nella realizzazione di termovalorizzatori e nella riconversione degli impianti di smaltimento in Waste to Energy e produzione di BIO-GAS. Il mercato in questo senso è molto all'avanguardia e ricerca prodotti altamente specializzati.

Macchinari e tecnologie innovative

L’export di macchinari e tecnologie industriali italiane nel paese fino ad oggi si è concentrato nelle attrezzature dedicate alle attività Oil&Gas, al trattamento delle acque ed alla produzione di energie rinnovabili. Tuttavia, la volontà del Governo di stimolare l’affermazione di un tessuto imprenditoriale locale robusto apre scenari estremamente interessanti, sia in relazione alla fornitura di macchinari e tecnologie per le attività manifatturiere tradizionali, sia con riferimento agli ambiti dell’Industria 4.0 (greentech e agricoltura di precisione, intelligenza artificiale, robotica, big data, blockchain, life sciences), al cui sviluppo sono legati l’innalzamento della frontiera tecnologica emiratina e la trasformazione del mercato del lavoro con una riduzione degli impieghi ad alta intensità di lavoro.

Infrastrutture e costruzioni

l piani di sviluppo infrastrutturale previsti dal Governo emiratino, volti anche ad incrementare lo sviluppo del turismo internazionale, con la costruzione di porti, aeroporti, reti stradali e ferroviarie, ospedali, scuole, strutture turistiche ed alberghiere, impianti industriali, ecc., generano l’opportunità per le nostre imprese di poter acquisire commesse per la realizzazione di opere civili, sia nel settore pubblico che privato (come fornitori settoriali o sub-contractors).

Le principali occasioni si configurano per le aziende operanti nel settore dell’edilizia, dei prodotti metalliferi e dei servizi. In tale ambito si genera, inoltre, richiesta per materiali, macchinari per lavorazioni e per costruzioni e mobili (il mobile ad uso residenziale rappresenta il 90% del mercato, quello da ufficio il restante 10%), arredamento & interior design (accessori e complementi).

Tutte le gare pubbliche possono essere consultate sul sito web “Government tendering and awarding”.

I nostri imprenditori possono dunque trovare negli EAU un ambiente ricco di opportunità, ma anche un mercato molto competitivo e non privo di insidie. Se da una parte l’agiatezza dei nationals ne fa un ambiente perfetto per la percezione ed apprezzamento dei prodotti made in Italy, soprattutto quelli di consumo, specie se di lusso e branded (mobili, gioielleria, abbigliamento ed accessori, cosmetici), dall’altra per conquistare o consolidare quote di mercato negli EAU e per inserirsi nel contesto delle gare internazionali, sono necessari investimenti a lungo termine, un’adeguata conoscenza del mercato, una presenza forte sul territorio e una strategia lungimirante.

Emirati Arabi Uniti mille e una opportunità per il made in Italy

 

A cura di Export.gov.it