La Francia rimane un mercato chiave per le imprese italiane

31 Ottobre 2023
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Dopo la Germania, la Francia rappresenta il secondo mercato di sbocco per le imprese esportatrici italiane e rimane un mercato di riferimento imprescindibile per le nostre imprese. Scopriamo insieme perché!

Sesta a livello mondiale e seconda in Europa in termini di PIL, l’economia francese ha rallentato notevolmente nel 2022 dopo il forte rimbalzo post-lockdown, ma sta resistendo alle conseguenze della guerra in Ucraina e della crisi energetica meglio di altri paesi, come ad esempio la Germania, il cui approvvigionamento energetico dipendeva, prima della guerra, in gran parte dal gas russo. 

Ciò non significa che anche la Francia non stia subendo gli effetti della forte pressione inflazionistica e dell’impennata dei prezzi che stanno logorando il potere d’acquisto delle famiglie: in media nel 2022 il potere d’acquisto è risultato in stallo in un contesto inflazionistico inedito e dopo aver registrato un’evoluzione del -0,2% nel 2022 dovrebbe ulteriormente diminuire del -0,7% nel 2023.

Ciononostante la Francia rimane una piazza fortemente attrattiva per le imprese esportatrici italiane per diversi motivi:

  1. Prossimità geografica e posizione strategica in Europa

La posizione geografica della Francia la rende un punto di accesso strategico ai mercati europei. Connessa a diversi paesi del continente attraverso una rete di strade e ferrovie ad alta velocità, la Francia serve come hub logistico per molte aziende. La prossimità geografica, inoltre, semplifica il trasporto dei prodotti italiani in tutta Europa, riducendo i costi di spedizione e i tempi di consegna.

  1. Grande mercato di consumo

La Francia è uno dei paesi più popolosi dell'Unione Europea, con oltre 67 milioni di abitanti. Questo la rende un mercato di consumo di dimensioni significative, offrendo una vasta gamma di opportunità per le imprese italiane di diversi settori. I francesi sono noti per il loro interesse per la qualità e l'artigianato, il che li rende particolarmente inclini ad acquistare prodotti italiani di alta qualità.

  1. Complementarietà tra i due sistemi economici

I rapporti economici italo-francesi presentano caratteristiche peculiari in Europa in ragione dell’elevato grado di interdipendenza delle due economie e di un commercio di tipo intra-industriale (soprattutto nei comparti dell’automotive, dei prodotti farmaceutici, dell’agroalimentare, e dell’elettronica).  Le economie sono interconnesse a tal punto che si può parlare di una “irreversibilità dei rapporti industriali e commerciali”.

I due mercati si differenziano per il diverso peso della grande distribuzione e per la struttura del settore finanziario; tuttavia, per tipologie di consumi presentano molte similarità. Esiste poi un'importante comunanza di carattere culturale che sottende a tutti i rapporti sociali ed economici.

  1. Forti relazioni economiche

I due Paesi sono storicamente dei partner economici fondamentali l’uno per l’altro. La Francia è stabilmente il secondo partner commerciale dell’Italia, dopo la Germania e prima degli Stati Uniti. Il commercio bilaterale tra Francia e Italia è in crescita globale nel corso dell’ultimo decennio. Nel 2012 il volume degli scambi globali (import + export) era di 74,3 miliardi € e ha toccato i 111,2 miliardi di € (+49,7%) nel 2022. L’Italia detiene un surplus commerciale “storico” nei confronti della Francia, stabile nel corso del decennio: mediamente pari a 10/11 miliardi di € nel periodo 2012/2017, esso raggiunge i 14 miliardi di € nel 2022. I principali settori dell’export italiano si confermano anche nel 2022: la meccanica (8,2 miliardi di €), l’agroalimentare (6,4 miliardi di €) e l’automotive (5,4 miliardi di €).

Quella dell’interscambio, tuttavia, è solo una facciata delle relazioni economiche bilaterali, caratterizzate da una serie di “investimenti incrociati”: l’Esagono è il primo Paese investitore in Italia con uno stock di IDE di quasi 90 miliardi di €, mentre lo stock di investimenti italiani in Francia è andato progressivamente aumentando a partire dal 2015, facendo del Paese la prima destinazione in Europa dei progetti di investimento realizzati all'estero da imprese italiane, per un totale di oltre 44 miliardi di euro. Il dinamismo dei flussi di investimento - evidente soprattutto nei settori dell'automotive, del lusso e del food - conferma l'elevata interconnessione fra le due economie.

Come si accennava sopra, infatti, con la Francia esiste una consolidata ossatura industriale comune, fondata sulla presenza di una rete capillare di società bi-nazionali (circa 4mila) - tra le quali PMI, imprese innovative e startup - qualificata da operazioni di fusione su larga scala (es. Stellantis ed EssilorLuxottica). Vanno inoltre ricordate le grandi collaborazioni industriali in settori chiave come la componentistica elettronica (es. STMicroelectronics), la cantieristica militare (es. tra Fincantieri e NavalGroup), e il comparto aero-spaziale (es. tra Avio e ArianeGroup e/o fra Leonardo e Thales). Le grandi imprese francesi trovano spesso nella flessibilità e nell'alto livello tecnologico delle PMI italiane dei fornitori ottimali per le proprie produzioni, per cui, i margini di crescita delle relazioni economiche tra l’Italia e la Francia, già ottime, sono nel complesso ancora molto ampi.

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Cosa vendere e dove investire in Francia

Importanti opportunità per le imprese italiane provengono dal PNRR francese, il piano “France Relance” per il quale sono stati stanziati 100 miliardi euro (di cui quasi 40 di fondi Ue). Similmente a quello italiano, questo si basa su una ripartizione in tre componenti: ecologia, competitività e coesione. Le due macro-aree in cui le aziende italiane potrebbero offrire la loro expertise riguardano l’“ecologia” e la “competitività”, nell’ambito delle quali emergono interessanti occasioni in relazione all’ efficientamento energetico nell’edilizia, la de-carbonizzazione dell’industria, il sostegno all’acquisto di veicoli a basse emissioni, gli investimenti nell’economia circolare, la diffusione sul territorio della banda ultra-larga.

Nei prossimi dieci anni, inoltre, la Francia si è impegnata ad investire altri 34 miliardi di euro nel piano industriale nazionale FRANCE 2030 per affrontare la transizione ecologica e energetica. Tra i principali settori obiettivo vi sono le auto elettriche, i semiconduttori, la robotica, la ricerca e il potenziamento della capacità delle fonti energetiche rinnovabili, ma anche il nucleare di nuova generazione. Gli investimenti per le fonti energetiche rinnovabili, l’idrogeno green e il nucleare dovrebbero ammontare a 8 miliardi di euro. Altri 4 miliardi di euro andranno all’elettrificazione dell’automotive, con l’obiettivo di produrre 2 milioni di auto elettriche (elettriche e ibride) entro i prossimi dieci anni e il primo aereo a basse emissioni di CO2. Circa 6 miliardi di euro saranno invece destinati alla robotica e l’automazione industriale (approvvigionamento componentistica), 2 miliardi per un’alimentazione sana, sostenibile e tracciabile, 3 miliardi saranno destinati al settore della sanità (bio-medicinali contro il cancro, malattie croniche e dispositivi medici del futuro). Ulteriori 5 miliardi saranno destinati alle start-up industriali e circa 2 miliardi per la formazione dei lavoratori, che avranno modo così di acquisire e aggiornare competenze digitali e tecnologiche di tipo avanzato.

A queste nuove opportunità si affiancano quelle in settori più tradizionali, in primis quello dei macchinari e delle apparecchiature. Si tratta di una delle componenti più importanti dell’export italiano in Francia, sia storicamente che tecnologicamente, in quanto la meccanica ed i macchinari costituiscono un simbolo dell'eccellenza italiana in termini di know-how (soprattutto macchine agricole, macchine utensili, macchine per l'imballaggio e componentistica). Tale comparto si presta inoltre ad interessanti operazioni finalizzate all'acquisto di reti di distribuzione e di servizi post-vendita, per conseguire una maggiore prossimità alla clientela locale.

Da non sottovalutare l’importanza del settore agroalimentare: l’Italia è il quinto Paese fornitore della Francia con una quota dell’8,1%. Le importazioni italiane sono costituite principalmente da preparazioni a base di cereali (pasta e prodotti dolciari), latte e derivati, bevande (in particolare vino), preparazioni a base di ortaggi e legumi (conserve e lavorati del pomodoro) che insieme costituiscono il 55% del totale, ma sono in costante crescita anche le importazioni italiane di salumi e caffè. 

In sintesi, nonostante le sfide economiche, la Francia continua a rappresentare un mercato cruciale per le imprese italiane, e le relazioni economiche italo-francesi rimangono solide e promettenti, con prospettive di collaborazione sempre più ampie e proficue per entrambi i paesi.

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A cura di Export.gov.it