Export e sostenibilità, un binomio vincente

28 Marzo 2023
export e sostenibilità

La sostenibilità d’impresa non è più soltanto una scelta etica per il bene del pianeta e di tutti noi, ma una necessità ed al contempo un’opportunità per accrescere la competitività aziendale, soprattutto sui mercati esteri.

A causa dei cambiamenti climatici e del loro effetto sulla popolazione mondiale, le imprese sono oggi chiamate ad integrare nei loro obiettivi di business la dimensione sociale e ambientale secondo un approccio che tenga conto non solo della generazione di risultati economici, ma dell’intero impatto che l’impresa produce, attraverso il suo operato, sulla società e sull’ambiente.

In altre parole, le imprese di oggi e di domani non possono essere altro che “sostenibili”.

Ma cosa significa essere un’impresa sostenibile?

Un’impresa è sostenibile se riesce ad integrare nei suoi processi tre differenti concetti di sostenibilità, in conformità ai cosiddetti criteri ESG (Environmental, Social and Governance), ovvero parametri di natura ambientale, sociale e di governance utilizzati per definire le strategie aziendali e compiere scelte responsabili per l’ambiente e i cittadini.

Sostenibilità ambientale

Un’azienda sostenibile è in primo luogo un’azienda rispettosa dell’ambiente. Il che si traduce, per esempio, in azioni virtuose volte a:

  • ridurre le emissioni inquinanti e l’impatto ambientale, minimizzando il consumo d’acqua, smaltendo i rifiuti aziendali in modo corretto, utilizzando materiali riciclati e riciclabili;
  • utilizzare le energie rinnovabili passando alla fornitura di energia verde e pulita da parte di gestori specializzati, fino alla produzione in proprio di energia green attraverso impianti fotovoltaici ed eolici;
  • adottare soluzioni di economia circolare, ovvero modelli virtuosi che favoriscano il recupero, riciclo e riuso dei prodotti;
  • integrare soluzioni di mobilità sostenibile sia per il trasporto delle merci che per gli spostamenti dei dipendenti, incentivando soluzioni come il car pooling o il bike sharing, l’utilizzo del trasporto pubblico e dei veicoli elettrici, ma anche lo smart working.

Sostenibilità sociale

Un’azienda sostenibile adotta un modello di sviluppo aziendale che abbia un impatto positivo sulla collettività, cercando di garantire:

  • la sicurezza sul lavoro, non limitandosi alla conformità agli obblighi di legge, ma coinvolgendo attivamente i lavoratori per creare processi aziendali virtuosi di prevenzione e gestione dei rischi sul luogo di lavoro;
  • i diritti e il benessere dei lavoratori, dal pagamento di un giusto stipendio all’implementazione di misure di welfare sociale che migliorino il benessere dei lavoratori e delle loro famiglie, come asili nido in azienda per i genitori, programmi di assistenza sanitaria o controllo della salute psicofisica dei lavoratori;
  • giustizia e uguaglianza tra i lavoratori, adottando policy aziendali che tutelino le persone vulnerabili, contrastando i comportamenti discriminatori e favorendo l’inclusione sociale all’interno dell’organizzazione.

Sostenibilità economica

Un’impresa è sostenibile quando ricerca un profitto etico ed è in grado di produrre valore per la collettività, attraverso prodotti e servizi che migliorino la qualità di vita delle persone. Per raggiungere questo scopo, un’azienda è sostenibile se:

  • investe in innovazione, tecnologia, digitalizzazione e ricerca;
  • paga adeguatamente il personale e i fornitori;
  • ha una politica di prezzi equa;
  • privilegia materie prime certificate e del territorio, contribuendo allo sviluppo dell’economia locale;
  • realizza prodotti e servizi utili e in grado di migliorare la vita dei consumatori, con un impatto ambientale basso o nullo.

In sintesi, essere un’impresa sostenibile significa assumere scelte in grado di abbassare l’impatto ambientale delle proprie attività produttive, contenere i consumi, progettare e realizzare oggetti che per le materie prime usate, le modalità con cui sono stati lavorati, il comportamento a fine vita, diminuiscano l’impatto sull’ambiente. Ma non solo, un’impresa sostenibile deve agire anche nel pieno rispetto della società e delle persone, costruendo percorsi virtuosi di responsabilità sociale, e deve fare tutto ciò mantenendo una sana struttura economica.

Un concetto che trova il proprio culmine nell’espressione Responsabilità Sociale d’Impresa (o Corporate Social Responsibility, CSR), introdotta dalla Commissione UE nel Libro Verde del 2001, nel quale la CSR viene definita come “l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”.

Essere sostenibili conviene

Se la sostenibilità d’impresa è volontaria, perché oggi sempre più imprese scelgono deliberatamente di essere sostenibili? La risposta è semplice: perché conviene.

Le aziende che si impegnano ad integrare la sostenibilità all’interno del proprio modello di business, infatti, possono ottenere molteplici vantaggi.

Innanzitutto, attraverso lo sviluppo di strategie e pratiche sostenibili aumenta l’efficienza delle attività e dei processi aziendali: tutte le risorse vengono utilizzate in maniera più razionale, si riducono gli sprechi e quindi i costi.

L’azienda acquisisce inoltre una migliore capacità di gestione dei rischi, una maggiore comprensione del mercato con importanti effetti in termini di capacità d’innovazione.

Implementare politiche di sostenibilità d’impresa, inoltre, ha effetti significativi in termini di incremento della reputazione dell’azienda. I consumatori, infatti, sono sempre più consapevoli dell'impatto che i prodotti che acquistano hanno sull'ambiente e sui lavoratori, e cercano di fare scelte consapevoli che riflettano i propri valori. Le aziende che adottano pratiche sostenibili sono quindi considerate più affidabili e rispettabili, e godono di una reputazione positiva, non solo presso i consumatori, ma anche presso i propri partner commerciali. Ciò, da un lato migliora la percezione del marchio, aumenta la fedeltà dei clienti ed ha quindi un impatto significativo sulle vendite e sui profitti dell'azienda. Dall’altro, le imprese sostenibili, dimostrando di avere una visione a lungo termine e di essere impegnate a creare un futuro sostenibile, hanno maggiori possibilità di attrarre investitori che puntano sulle aziende che hanno un impatto positivo sul pianeta.

Non va poi trascurata, inoltre, la possibilità di godere di benefici fiscali e di incentivi di varia natura, che ad esempio sono previsti per l’efficienza energetica, ma non solo. Pensiamo ad esempio, alle opportunità offerte dal PNRR, che destina quasi 60 miliardi di euro alla transizione ecologica ed oltre 25 alla costruzione di infrastrutture per una mobilità sostenibile. È importante sottolineare che uno dei vincoli che permea tutto il Piano è relativo al principio DNSH (Do Not Significant Harm o in italiano, Non arrecare significativi danni), il quale impone in maniera stringente che nessun intervento previsto all’interno del PNRR possa arrecare danni significativi all’ambiente.

Essere un'azienda sostenibile è quindi un imperativo non più prorogabile per le aziende di oggi e di domani.

Export e Sostenibilità corrono su binari paralleli

Quanto detto finora è valido per tutte le imprese, ma lo è ancor di più per quelle che esportano. La capacità di mettere in atto un approccio sostenibile, infatti, è legata a doppio filo con la proiezione internazionale delle imprese esportatrici: le imprese sostenibili esportano di più, e viceversa, le imprese esportatrici investono di più nella sostenibilità, innescando un circolo virtuoso in cui tutti hanno qualcosa da guadagnare.

In base a quanto emerge da un’indagine condotta dal Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e Unioncamere per SACE, le imprese eco-investitrici, infatti, sono più dinamiche sui mercati esteri rispetto a quelle che non investono. Nel biennio 2020-21, le imprese che hanno effettuato investimenti in processi e/o prodotti a maggior risparmio energetico e/o minor impatto ambientale sono il 14% tra quelle esportatrici contro il 7% tra quelle non esportatrici. La propensione verso gli investimenti green, inoltre, aumenta anche al crescere dell’apertura internazionale: tra le imprese che vendono all’estero, tale quota passa dal 10% nel caso di quelle con basso grado di export-extensive al 21% con alto grado di export-extensive.

Il rally dei prezzi delle materie prime, avviato già nel periodo di ripresa economica post-crisi da Covid-19 e accentuatosi con le posizioni della Russia sulle forniture di energia, inoltre, ha portato ancor più all’attenzione l’importanza (e la necessità) di accelerare la transizione energetica ed ecologica. A questo riguardo, le imprese esportatrici mostrano una maggiore reattività nel contrastare il problema investendo sulla sostenibilità ambientale: tra le aziende che dichiarano di subire l’effetto relativo all’aumento dei prezzi (materie prime/energia), il 18% delle imprese esportatrici ha in programma di investire nel triennio 2022-24 nel green proprio per rispondere all’aumento dei prezzi, contro il più ridotto 10% nel caso delle imprese non esportatrici.

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Una reattività che sembra trovare un importante supporto anche nel PNRR: sono proprio le imprese export-oriented ad attivarsi maggiormente sui progetti del PNRR: il 21% di esse si è già attivata (vs 11% nel caso di quelle domestic oriented) e il 18% ha intenzione di attivarsi (vs 12%). A parità di condizioni di attivazione sul PNRR, le imprese esportatrici mostrano quindi una maggiore propensione agli investimenti green.

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La sostenibilità non è più un’opzione, ma un percorso necessario per la sopravvivenza ed il successo aziendale, per il pianeta, per tutti noi.