Export | Cos’è la Responsabilità Estesa del Produttore e cosa comporta?

18 Giugno 2024
EPR

Il principio delle Responsabilità Estesa del Produttore promuove la responsabilità condivisa tra produttori, consumatori e autorità regolatorie per garantire uno sviluppo sostenibile e la gestione responsabile delle risorse, spostando il focus da un approccio lineare basato sulla produzione e lo smaltimento a uno circolare e sostenibile che tenga conto delle implicazioni ambientali e sociali dell'intero ciclo di vita di un prodotto.

Cardine della politica ambientale europea, il principio della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR, Extended Producer Responsibility) rappresenta una svolta per le politiche ambientali a livello comunitario.

Il principio EPR, infatti, attribuisce una responsabilità nuova ai soggetti definiti “produttori”, che diventano responsabili dei propri prodotti dal principio alla fine, quindi, da quando sono progettati fino a quando diventano un rifiuto. Peraltro, è importante sottolineare che per “produttore” non si intende solo chi “fabbrica” un prodotto, ma anche chi per primo lo immette nel mercato di un paese europeo. Pertanto, la normativa EPR coinvolge - ad esempio - i siti e-commerce e marketplace e riguarda anche chi importa per la prima volta su un nuovo mercato.

 

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In Europa, i sistemi di EPR sono stati introdotti per la prima volta negli anni '90, in risposta alla crescente preoccupazione per la gestione del fine vita dei prodotti, trovando uno dei primi campi di applicazione nel settore degli imballaggi con la direttiva n. 94/62/CE che ha introdotto l’obbligo di contribuzione finanziaria per i produttori di imballaggi in relazione alla gestione dei rifiuti generati dai loro prodotti durante tutto il ciclo di gestione: raccolta, trasporto e riciclaggio degli imballaggi usati. Successivamente, la direttiva n. 2004/12/CE ha stabilito nuovi obiettivi per il riciclaggio degli imballaggi e, infine, nel 2018, la direttiva UE n. 2018/852 (facente parte del cosiddetto Pacchetto Economia Circolare) ha introdotto nuove disposizioni per gli imballaggi, rafforzando il principio EPR e stimolando ulteriormente la progettazione sostenibile. Nel dicembre 2020, la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento europeo per la gestione degli imballaggi con l’obiettivo di incrementare la produzione sostenibile e ridurre l'impatto ambientale dei rifiuti prodotti. La proposta prevede la definizione di obiettivi vincolanti per la raccolta, il riciclaggio e il recupero degli imballaggi, al fine di raggiungere un tasso di riciclaggio del 70% entro il 2030. Inoltre, verrebbero introdotte una serie di misure per promuovere la progettazione sostenibile degli imballaggi (Ecodesign), come l'introduzione di requisiti minimi di riciclabilità, l’incentivo all’utilizzo di materiali riciclati per la produzione e un utilizzo crescente degli imballaggi riutilizzabili  rispetto agli imballaggi monouso. È prevista anche l'introduzione di un sistema di etichettatura per gli imballaggi, che indicherà il livello di riciclabilità e la quantità di materiali riciclati utilizzati nella produzione dell'imballaggio. La proposta è attualmente in fase di discussione tra il Parlamento europeo, il Consiglio europeo e la Commissione europea.

Nel corso degli anni, i sistemi di EPR sono stati estesi anche ad altri settori oltre agli imballaggi in quanto l’approccio EPR si è dimostrato efficace nel promuovere la gestione sostenibile dei rifiuti e nell'incentivare i produttori a progettare prodotti sostenibili che prevengano la generazione dei relativi rifiuti a fine vita, ripartendo i costi dei sistemi su una pluralità di soggetti, coinvolti a vario titolo nella filiera produttiva e distributiva del prodotto.

Un altro settore, ad esempio, che ha visto l’applicazione del principio EPR, è stato il mercato delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE), disciplinato a partire dal 2002 dalla cosiddetta Direttiva RAEE – direttiva 2002/96/CE – che nel tempo è stata sostituita dalla direttiva RAEE 2 – direttiva 2012/19/EU – e modificata dai provvedimenti contenuti nel Pacchetto Economia Circolare del 2018. Secondo queste normative i produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche devono farsi carico della responsabilità finanziaria per la gestione dei loro prodotti a fine vita: raccolta, trattamento e riciclaggio dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), che includono dispositivi elettronici come computer, telefoni cellulari, televisori, apparecchiature audio e video, elettrodomestici, lampade e apparecchiature mediche; un settore decisamente ampio ed in continua crescita.

Ma la svolta è avvenuta nel 2018, quando è stato approvato il già citato Pacchetto Economia Circolare che promuove un vero e proprio cambio di rotta nel sistema economico europeo. Questo si concretizza nella transizione da un modello di economia lineare (prendi, usa, consuma e getta) ad uno di economia circolare (prendi, usa, consuma, raccogli e ricicla). Il Pacchetto Economia Circolare europeo è composto da quattro direttive che interessano diverse tipologie di prodotti:

  • direttiva Ue 849/2018 relativa ai veicoli fuori uso, rifiuti di pile, accumulatori e rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche;
  • direttiva Ue 850/2018 relativa alle discariche di rifiuti;
  • direttiva Ue 851/2018 relativa ai rifiuti;
  • direttiva Ue 852/2018 relativa agli imballaggi e ai rifiuti di imballaggi.

Le direttive che si sono susseguite nel corso degli anni hanno sì generato un forte impulso per far decollare i diversi sistemi di gestione dei rifiuti, ma con regole diverse da paese a paese e interpretazioni legislative non sempre omogenee, generando un quadro normativo difficile da interpretare e applicare per le aziende europee che immettono i propri prodotti nel mercato comunitario. Ad esempio, alcuni paesi hanno previsto un sistema unico di gestione, privato o pubblico, mentre altre nazioni hanno adottato sistemi più privatistici con una pluralità di attori. Non solo la governance del sistema può variare da paese a paese, ma spesso cambia la tipologia di prodotti oggetto della regolamentazione ambientale, così come la modalità contributiva e le relative fee.

La Responsabilità Estesa del Produttore, dunque, può presentare sfide specifiche per le imprese che esportano i propri prodotti. Quando si esporta, infatti, è importante considerare le leggi e le normative ambientali del paese di destinazione, che potrebbero variare notevolmente e alle quali bisogna conformarsi per non incorrere in pesanti sanzioni o divieti, ma ci sono anche altri aspetti da considerare, come ad esempio, l’eventualità di dover adattare il prodotto per rispettare le normative ambientali specifiche del paese (ad esempio la progettazione del prodotto, l'etichettatura o la gestione del suo ciclo di vita); la gestione del riciclaggio e dello smaltimento dei prodotti nei paesi di destinazione; o ancora la necessità di dotarsi si specifiche certificazioni o documenti.

Nel tentativo di armonizzare il quadro giuridico comunitario e facilitare ulteriormente gli scambi, lo scorso 5 luglio la Commissione europea ha pubblicato i suoi piani per una nuova revisione della direttiva quadro sui rifiuti, che comprende tra l’altro anche i tessili, con la proposta di istituire dei sistemi EPR obbligatori e armonizzati per tutti i Paesi Ue, con tariffe che varieranno in base al livello di inquinamento causato. L’obiettivo è quello di finanziare, tramite i contributi versati, gli investimenti in sistemi di raccolta, cernita, riutilizzo e riciclaggio dei prodotti soggetti alla normativa. L’applicazione di questo nuovo Regolamento dovrebbe portare ad un allineamento tra le differenti legislazioni nazionali, consentendo di ridurre le differenze operative ed economiche tra i vari sistemi ed incentivandoli con una riduzione delle fee ambientali per gli imballaggi più virtuosi dal punto di vista ambientale.

L’applicazione del principio EPR ha sicuramente rappresentato un’innovazione importante nella politica ambientale comunitaria assicurando una condivisione degli oneri di gestione per il corretto fine vita dei prodotti e creando una “filiera” di responsabilità che vede coinvolti tutti gli attori: dai produttori del bene, passando per gli utilizzatori, fino a toccare i consumatori che devono assicurare il corretto conferimento dei rifiuti negli appositi canali di gestione dei rifiuti. Anche i relativi costi ambientali necessari alle operazioni di raccolta e di riciclo vengono così ripartiti tra più soggetti, cercandone di limitare l’impatto economico.

La volontà del legislatore europeo è quella di dare un chiaro segnale per proseguire ulteriormente al raggiungimento di nuovi obiettivi ambientali e dotare i diversi paesi europei di norme chiare e uguali per tutti.