Donne ed export: due mondi sempre più vicini

24 Maggio 2023
Donne ed export due mondi sempre più vicini- cover

Le donne oggi sono ancora sotto-rappresentate nel mondo dell’export, ma il Sistema Paese riconosce la necessità di colmare questo gap offrendo strumenti di networking e formazione, come Women in Export di SACE, e ponendo la parità di genere come una delle priorità trasversali del PNRR.

Negli ultimi 30 anni gli organismi internazionali, le istituzioni regionali ed i singoli governi hanno compiuto notevoli passi in avanti nel tentativo di incorporare un’ottica di gender mainstreaming in tutte le loro politiche, riconoscendo il gap esistente tra la posizione maschile e quella femminile dal punto di vista sociale, politico ed economico.

Se fin qui molto è stato fatto e notevoli traguardi sono stati raggiunti, tuttavia siamo ancora molto lontani dall’aver infranto quel “soffitto di cristallo” fatto di ostacoli e pregiudizi che impedisce alle donne di raggiungere la piena parità di genere. Secondo il Global Gender Gap Report 2022 elaborato dal World Economic Forum, nel 2022 il gap globale di genere risulta infatti essere colmato solo al 68,1%, e allo stato attuale di avanzamento, occorreranno altri 132 anni per raggiungere la piena parità. La pandemia e lo scoppio della guerra in Ucraina hanno ulteriormente peggiorato la situazione, escludendo molte donne dal mercato del lavoro e peggiorandone le condizioni socio-economiche: nel 2020, infatti, si stimava che l’obiettivo fosse raggiungibile in 100 anni.

Le disuguaglianze si esprimono trasversalmente in tutti gli aspetti della vita delle donne: guadagnano meno degli uomini (spesso anche a parità di mansioni), hanno un accesso più limitato ai gradi di istruzione superiore e occupano meno posizioni apicali sia a livello politico che in ambito aziendale, ma la lista delle disparità potrebbe continuare fino a comprendere moltissimi altri aspetti.

Certo, il progresso raggiunto in certi Paesi è nettamente superiore rispetto a quello ottenuto da altri, ma anche un Paese come il nostro, che si reputa progredito ed avanzato, si colloca al 63° posto (su 146 Paesi) della classifica globale elaborata dal WEF, dopo Uganda (61esima) e Zambia (62esima). E questo è un dato che dice molto su quanto lavoro ci sia ancora da fare in Italia, a partire dall’export, che rappresentando quasi un terzo del nostro PIL, è il motore della nostra economia.

Anche qui le cifre sono impietose. Secondo il rapporto “From Europe to the world: understanding challenges for European businesswomen” che la Commissione Ue ha commissionato all’International Trade Centre, le donne sono largamente sotto-rappresentate nel mondo del commercio interazionale. Dal report, che si basa su un’indagine condotta su 1.118 aziende in 12 Paesi europei, emerge che in Europa, solo un’azienda esportatrice su cinque (18%) è guidata o posseduta da una donna, ed in quasi la metà delle imprese intervistate le donne rappresentano meno del 30% del totale della forza lavoro. Le donne occupano anche meno posizioni dirigenziali: i ruoli strategici continuano ad essere ricoperti principalmente da uomini.

Le aziende esportatrici guidate da donne, inoltre, sono mediamente più piccole: il fatturato del 56% delle imprese guidate da donne è inferiore a 10 milioni di euro, rispetto al 45% delle imprese guidate da uomini. Le loro attività, per di più, sono concentrate nei settori meno redditizi e a minore potenziale internazionale. Il fattore dimensionale da un lato, e la minore integrazione nelle catene globali del valore, dall’altro, ne limitano fortemente la competitività.

La maggior parte delle aziende intervistate, poi, non ha una politica specifica sulla parità di genere volta a promuovere l'occupazione femminile. Solo una quota limitata di aziende, prevalentemente quelle di grandi dimensioni e quelle guidate da donne, adotta una tale politica innescando però un circolo virtuoso: le aziende guidate da donne tendono ad assumere più donne, anche a livello dirigenziale.

Sebbene il commercio internazionale e le sue regole non siano di per sé discriminatorie, è evidente come il loro impatto su uomini e donne sia diverso a causa delle diverse condizioni di partenza. Continuano infatti a persistere barriere economiche e psicologiche che limitano fortemente la capacità delle donne di avviare e far crescere una propria attività: tra queste, l’OECD, nel paper “Trade and Gender – A Framework Analysis”, elenca la maggiore difficoltà di accesso al credito, la mancanza di tempo da dedicare al business a causa della sproporzionata mole di lavoro domestico non retribuito (le donne dedicano tra il 40% ed il 350% di tempo in più alla cura della casa e dei figli rispetto agli uomini), e la minore esperienza nelle attività di impresa e management.

Accelerare dunque il cammino verso il raggiungimento della parità è un imperativo ed una responsabilità a cui nessuno, dai cittadini, ai governi, fino alle imprese, può più sottrarsi per garantire una crescita economica inclusiva e creare un futuro sostenibile. Sì, sostenibile, perché la sostenibilità a cui dobbiamo tendere non è soltanto quella ambientale, ma è anche sociale: assicurare eque condizioni di accesso all’istruzione, al lavoro, alla ricchezza e alla salute è una condicio sine qua non per lo sviluppo sostenibile di tutto il pianeta.

Ma è anche un obiettivo a cui, in primis, le donne stesse devono tendere facendo rete, formandosi, ed informandosi.

Women in Export di SACE è un progetto che nasce proprio con questo obiettivo: potenziare, connettere e supportare le migliori professionalità femminili che si occupano di export e internazionalizzazione in Italia, generando sinergie intersettoriali e innescando un social impact nel panorama imprenditoriale italiano che si ripercuota anche nelle performance del nostro made in Italy nel mondo.

Si tratta di una piattaforma gratuita tutta al femminile, da cui si potrà accedere, una volta iscritte, ad eventi formativi, live talk, momenti di networking strategico, incontri one-to-one e opportunità di peer education, nonché accedere ai contenuti formativi delle passate edizioni per potenziare le proprie competenze tecnico-manageriali, ma anche per scambiarsi informazioni, best practice e mettere a fattor comune le proprie conoscenze ed esperienze.

Nuove opportunità per accrescere le proprie competenze e colmare il divario provengono inoltre dall’attuazione del PNRR. La parità di genere, infatti, è una delle tre priorità trasversali alle 6 missioni del Piano, articolate in un ampio programma volto sia a favorire la partecipazione femminile al mercato del lavoro, direttamente o indirettamente, sia a correggere le asimmetrie che ostacolano le pari opportunità sin dall’età scolastica.

La Missione 1, tramite l’adozione di nuovi meccanismi di reclutamento nella PA e la revisione delle opportunità di promozione alle posizioni dirigenziali di alto livello, si pone l’obiettivo di garantire pari opportunità sia nell’ambito della partecipazione al mercato del lavoro, sia nelle progressioni di carriera. Inoltre, le misure dedicate al lavoro agile nella Pubblica amministrazione incentivano un più corretto bilanciamento tra vita professionale e vita privata. Gli investimenti in banda larga e connessioni veloci previsti nella Missione 1 facilitano inoltre la creazione dell’infrastruttura tecnologica necessaria a fornire all’imprenditoria in genere, e all’imprenditoria femminile in particolare, gli strumenti con i quali ampliare il proprio mercato. Il potenziamento e l’ammodernamento dell’offerta turistica e culturale previsti dalla Missione 1 generano significative ricadute occupazionali su settori a forte presenza femminile come quello alberghiero, della ristorazione, delle attività culturali.

La Missione 4, tramite il Piano asili nido, mira ad innalzare il tasso di presa in carico degli asili, che nel 2018 era pari ad appena il 14,1%. Si prevedono, inoltre, il potenziamento dei servizi educativi dell’infanzia (3-6 anni) e l’estensione del tempo pieno a scuola, per fornire sostegno alle madri con figli piccoli e per non mettere le donne nella condizione di dover scegliere tra maternità e carriera. Il Piano investe nelle competenze STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) tra le studentesse delle scuole superiori per migliorare le loro prospettive lavorative e permettere una convergenza dell’Italia rispetto alle medie europee.

Nella Missione 5, è presente uno specifico investimento per sostenere l’imprenditorialità femminile, che ridisegna e migliora il sistema di sostegni attuale in una strategia integrata. L’introduzione di un sistema nazionale di certificazione della parità di genere intende accompagnare le imprese nella riduzione dei divari in tutte le aree più critiche per la crescita professionale delle donne, e rafforzare la trasparenza salariale.

L’empowerment femminile è finalmente riconosciuto come catalizzatore per il welfare sociale e lo sviluppo produttivo del Paese: i passi da compiere per l’attuazione di una piena parità di genere sono ancora molti, ma adesso gli strumenti che il Sistema Paese mette a disposizione per raggiungerla sono molti di più. L’obiettivo, dunque, è sempre meno lontano, e anche i mercati esteri, prima quasi inaccessibili alle donne, sono sempre più alla loro portata.

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A Cura di Export.gov.it