Brexit, rimborsi a fondo perduto per le imprese danneggiate

11 Aprile 2023
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Le imprese esportatrici nel Regno Unito che hanno dovuto sostenere dei costi economici legati alla Brexit potranno richiedere un rimborso a fondo perduto fino al 100% delle spese ammissibili a valere sui fondi della Riserva di Adeguamento alla Brexit (BAR).

A partire dal 1° febbraio 2020 il Regno Unito non fa più ufficialmente parte dell’Unione europea. Il primo, e ad oggi unico caso di recesso dal mercato unico e dall'unione doganale dall’Ue, ha avuto un impatto significativo tanto in termini di libertà di circolazione delle persone quanto in tema di modalità di commercializzazione, importazione ed esportazione delle merci, creando ostacoli al commercio e agli scambi transfrontalieri che prima non esistevano.

Dopo la Brexit, infatti, il Regno Unito è diventato a tutti gli effetti un paese terzo per gli stati europei, e quindi, nonostante l'accordo sugli scambi e la cooperazione tra l’UE ed il Regno Unito (Trade and Cooperation Agreement – TCA), applicato in via provvisoria dal 1° gennaio 2021 ed entrato in vigore il 1° maggio 2021, abbia stabilito che i beni scambiati tra Regno Unito e UE non saranno soggetti a tariffe o quote, i benefici forniti dal mercato unico sono venuti meno. Tutte le merci esportate dall’Ue nel Regno Unito sono infatti soggette a formalità doganali e a controlli alle frontiere, e per adeguarsi alla normativa britannica applicabile in molti casi sono richieste nuove autorizzazioni, certificazioni, etichette e marchiature.

Questo significa più burocrazia e costi aggiuntivi per le imprese esportatrici. L’impatto, inoltre, risulta essere più duro nei confronti delle piccole e medie imprese, le quali sono meno preparate ad affrontare questo genere di situazioni, a differenza delle multinazionali, le quali sono già strutturate per gestire le esportazioni fuori dai confini europei.

La Brexit, pertanto, sta rivoluzionando il commercio e l’Italia è tra i Paesi UE che più stanno subendo questo mutamento, visto che il Regno Unito rappresenta un importante partner commerciale del Belpaese, attestandosi nel 2022 al sesto posto come geografia di sbocco del Made in Italy e al diciannovesimo come nostro fornitore.

Il Regno Unito, inoltre, è tradizionalmente il secondo paese al mondo per saldi commerciali attivi del nostro paese, che nell’oltremanica ha una quota di mercato del 4,4%. Sempre nel 2022, le esportazioni verso Londra hanno infatti superato i 27 miliardi di euro mentre le importazioni sono scese a poco più di 8 miliardi, garantendo all’Italia un saldo di oltre 19 miliardi.

L’interscambio tra i due Paesi ha visto un continuo aumento nell’ultimo decennio grazie alla crescita sostenuta delle esportazioni italiane (+4,5% all’anno, in media, a partire dal 2012). Nel 2019 le vendite di beni italiani in UK hanno registrato un aumento del 4,7%, ben al di sopra del +2,3% registrato dall’export italiano di beni nel suo complesso. A favorire le esportazioni è stata, in parte, proprio la prospettiva della Brexit: l’incertezza riguardo le modalità di uscita dall’Ue e la possibile introduzione di dazi e barriere non tariffarie in caso di mancato accordo hanno portato consumatori e imprese britannici ad anticipare le importazioni di beni dall’Italia dando luogo a un “effetto scorte” nella prima parte dell’anno.

Il quadro macroeconomico è cambiato repentinamente nel 2020 con l’insorgere del virus Covid-19 e la sua rapida diffusione su scala globale. Il periodo di lockdown, le misure di contenimento dei contagi e i blocchi alle attività produttive sia in Italia che nel Regno Unito hanno avuto un forte impatto sulle due economie e, di riflesso, anche sui loro scambi commerciali, confermando tuttavia il saldo positivo a favore dell’Italia.

Nonostante lo scoppio della guerra in Ucraina, questo trend positivo si è mantenuto anche nel 2022, quando l’export italiano verso il Regno Unito è cresciuto del 16,6% rispetto all’anno precedente.

Ciò significa che, sebbene sia diventato più complesso esportare nel Regno Unito, Londra rimane una meta imprescindibile per le imprese italiane. Ne è una prova anche la firma del Memorandum of Understanding (Dichiarazione d’Intenti) sul Dialogo strategico per la promozione delle esportazioni e degli investimenti bilaterali tra Italia e UK ad inizio febbraio. Si tratta del primo accordo di export promotion che il Regno Unito firma con un Paese dell’Unione europea dopo la Brexit e si propone di istituire un meccanismo strutturato di concertazione e collaborazione tra imprese, Istituzioni ed Enti preposti all’internazionalizzazione, con un focus sui settori più innovativi e ad alto potenziale di sviluppo, tra cui economia “verde”, tecnologie avanzate, scienze della vita, ingegneria ed industrie creative, start-up e innovazione.

Nuove opportunità oltremanica quindi, ma c’è anche la possibilità di recuperare i maggiori costi sostenuti a causa della Brexit per esportare nel Regno Unito negli ultimi tre anni.

L’Agenzia per la Coesione Territoriale ha infatti pubblicato l’avviso pubblico per l’erogazione di aiuti di stato alle imprese maggiormente colpite dalla Brexit a valere sulla Riserva di Adeguamento alla Brexit – “B.A.R. Brexit Adjustment Reserve”, strumento speciale di emergenza istituito dalla Commissione Europea con il Regolamento UE n. 1755 del 6 ottobre 2021 e gestito in Italia dall’Agenzia di Coesione territoriale.

L’obiettivo del fondo è di mantenere la coesione economica, sociale e territoriale e fornire agli stati membri uno strumento di solidarietà per far fronte agli effetti negativi dovuti all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. L’importo assegnato all’Italia ammonta a circa 112 milioni di Euro e il contributo finanziario assumerà la forma di rimborso a fondo perduto fino al 100% dei costi ammissibili effettivamente sostenuti dalle imprese beneficiarie tra il 1° gennaio 2020 fino alla data di presentazione della proposta di finanziamento.

È prevista l’applicazione del regime de minimis e non è ammesso il cumulo, con altri aiuti pubblici, relativamente alla quota parte delle spese coperte dal contributo.

Possono essere ammesse proposte progettuali che prevedano spese effettivamente sostenute pari o superiori a euro 10.000 euro (al netto dell’IVA) fino ad un massimo di 200.000,00 euro nell’arco di tre esercizi finanziari e per le quali sarà dimostrato il legame diretto con le conseguenze derivanti dalla Brexit (ad esempio: una contrazione del volume di affari, l’allungamento dei tempi di gestione degli ordini, il licenziamento o assunzione di nuovo personale a causa della Brexit, certificazioni aggiuntive, etc…)

Sono considerate ammissibili le spese relative a:

  • costi del personale;
  • spese viaggio, ad esempio biglietti aerei, treni etc.;
  • spese di soggiorno, quali ad esempio, assicurazioni di viaggio, vitto, soggiorno, visti, etc.;
  • consulenze e servizi esterni quali, ad esempio, studi, formazione, sistemi informatici, creazione, modifiche e aggiornamenti di siti web, attività di promozione, comunicazione, pubblicità o informazione collegate all’iniziativa, altre consulenze e costi specifici necessari, verifiche tecniche etc.;
  • attrezzature quali hardware, software, strumenti e macchinari, attrezzi o dispositivi;
  • infrastrutture;
  • spese generali, d’ufficio e amministrative (ad es. canoni, forniture per ufficio, manutenzione, pulizia etc.), calcolate su base forfettaria fino al 7% dei costi diretti dell’operazione.

Non rientrano, invece, fra le spese ammissibili i costi relativi all’IVA e a sostegno della delocalizzazione.

Le domande potranno essere compilate e inviate a partire dalle ore 12.00 del 13 aprile 2023 fino alle ore 12.00 del 12 luglio 2023 tramite il sito https://bandi.agenziacoesione.gov.it, salvo chiusura anticipata per esaurimento fondi.

L’aiuto sarà concesso in base all’ordine cronologico di presentazione delle domande ritenute ammissibili, ma laddove la dotazione finanziaria non dovesse esaurirsi dopo la chiusura del 12 luglio 2023 l’Amministrazione si riserva di aprire una seconda finestra temporale.

Se vuoi saperne di più partecipa all’evento organizzato da SACE ed ICE “Effetto Brexit: Opportunità e modalità di accesso per le imprese ai finanziamenti previsti dalla BAR” il 12 aprile alle ore 16:30. Per riservare gratuitamente il tuo posto clicca qui.

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A cura di Export.gov.it