Cina: i nuovi settori di opportunità per il made in Italy

19 Luglio 2023
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Non più solo moda e lusso: la domanda cinese di prodotti italiani si è evoluta e apre nuovi spazi di opportunità in altri numerosi settori. Scopriamo insieme quali!

La Cina rappresenta per le imprese italiane un partner commerciale tanto appetibile quanto temibile. È un po’ come una calamita, che da un lato attrae, e dall’altro respinge.

Da una parte, infatti, si tratta di un mercato vastissimo, che può contare su una popolazione di quasi 1,5 miliardi di persone, sempre più urbanizzate, connesse e con un potere d’acquisto sempre più elevato grazie alle straordinarie performance economiche che hanno consentito al paese di guadagnarsi, nell’ultimo ventennio, un ruolo da leader tra le econome mondiali. Proprio l'aumento dei redditi e la crescente urbanizzazione hanno favorito la nascita di nuove tendenze nella cultura e nella moda ispirate al modello occidentale, determinando nel mercato cinese nuovi modelli di consumo sempre più simili ai nostri. E questo non solo nelle cosiddette città di prima fascia (Pechino, Shanghai e Canton) ma anche in quelle di seconda e terza fascia (20 metropoli, ciascuna con 7-10 milioni di abitanti), oltre a numerose altre aree urbane da 3-5 milioni di abitanti. A ciò si deve aggiungere l’importanza crescente dell’e-commerce, che rappresenta il canale distributivo con le migliori previsioni di crescita, sia per l’efficace capillarità del sistema delle consegne sia per il gran numero di cinesi collegati alla rete: sono stimati in circa 900 milioni i cittadini cinesi connessi a Internet (di cui oltre due terzi tramite telefonia cellulare).

Dall’altro, il mercato cinese incute nell’imprenditore occidentale sempre un certo timore. Il primo grande ostacolo è legato alle differenze culturali, perché se è vero che il paese manifesta verso l'occidente una grande apertura e mostra un particolare apprezzamento per le eccellenze italiane (soprattutto nei settori moda, design e agroalimentare), la società cinese si rivela ancora piuttosto conservatrice e legata ai valori tradizionali, anche tra le classi più abbienti. Un altro grande freno è dato dall’elevato rischio di violazione della proprietà intellettuale: in materia di marchi, le registrazioni in malafede consentite dall’applicazione del principio di “first-to-file”, in luogo del “first-to-use”, hanno impedito a molte PMI italiane lo sbarco in Cina perché, seppure l’ordinamento cinese preveda la decadenza dalla titolarità del marchio in caso di mancato utilizzo, ricorrere a vie legali implica ingenti costi e lunghe tempistiche (per saperne di più su come tutelare la proprietà intellettuale in Cina clicca qui). Strettamente connessa al rischio di appropriazione indebita dl marchio è anche la paura di contraffazione: fenomeni di “fake market” e “Italian Sounding” sono largamente diffusi in Cina con conseguenti ritorni negativi d'immagine per i prodotti made in Italy e distorsioni nella percezione del consumatore. Altre “piaghe” che agiscono da deterrente per l’imprenditore italiano sono l’elevato livello di corruzione (la Cina si è classificata al 66° posto su 180 paesi della classifica “Corruption Perceptions Index 2022” di Transparency International, guadagnando però 39 posizioni in graduatoria rispetto a dieci anni prima), oltre all’applicazione discrezionale delle normative e alla lentezza burocratica: è prassi che le Dogane assumano diversi atteggiamenti relativamente alle stesse categorie di prodotti. Sebbene esista un'unica normativa nazionale, gli uffici doganali dispongono infatti di elevati livelli di discrezionalità, adducendo come giustificazione la tutela del consumatore.

Nonostante le incertezze e le paure, tuttavia, la Cina rappresenta per l'Italia un partner imprescindibile, anche se i rapporti economici bilaterali sono tipicamente caratterizzati da uno squilibrio strutturale riguardante i flussi di interscambio commerciale. Secondo i dati dell’Osservatorio Economico del MAECI, nel 2022 le esportazioni di merci italiane verso la Cina sono aumentate del 5% rispetto al 2021, per un valore di 16,4 miliardi di euro, mentre le importazioni sono aumentate del 49,1% ad un valore di 57,5 miliardi. Il deficit di bilancia commerciale è aumentato di 18,1 miliardi rispetto all’anno precedente, raggiungendo il nuovo valore record di 41,1 miliardi di euro, mentre il valore totale dell’interscambio ha quasi raggiunto 74 miliardi di euro.

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Settori di opportunità

Eppure, anche se ad oggi importiamo dalla Cina più di quanto esportiamo, le potenzialità del made in Italy nel Paese del Dragone sono destinare a crescere nei prossimi anni, e a farla da padrone non saranno sono soltanto i classici settori fashion e luxury, ma le opportunità si estendono anche ad altri numerosi ambiti, tra cui:

Protezione ambientale

Tutti i settori legati alla protezione ambientale (aria, acqua, suolo) sono in una fase di rapidissima espansione in Cina. Nonostante gli ingenti investimenti dei decenni passati, l’Italia non è riuscita a posizionarsi adeguatamente e, di fatto, non ha nessuna azienda di rilievo operante in Cina, a differenza dei paesi europei concorrenti (ad es. Germania e Francia, ma anche Polonia, Ungheria, Svezia, Danimarca, ecc.). Ci sono invece alcuni segmenti portanti in cui le imprese italiane potrebbero offrire il loro know-how e le loro tecnologie riconosciute ed apprezzate a livello mondiale, come ad esempio nel monitoraggio industriale delle emissioni, nell’abbattimento delle emissioni, nel trattamento delle acque civili ed industriali, nel monitoraggio e controllo delle catene di scarico delle acque, nel monitoraggio e controllo dei terreni, nella bonifica del suolo.

Transizione energetica

Sarà il settore che trainerà la trasformazione della base industriale e sociale cinese. Gran parte dell’aumento della spesa per l’energia pulita tra il 2020 e il 2022 ha avuto luogo in Cina, dove si concentra anche il 60% delle vendite globali di veicoli elettrici. Tecnologie e servizi nelle filiere e nelle infrastrutture di trasporto (gas, energia elettrica, idrogeno, etc.) vedranno una crescita di oltre il 15% all’anno per i prossimi decenni. Il Paese si conferma, perciò, tra le aree di maggiore crescita tendenziale nelle rinnovabili. Anche in questo campo l’Italia possiede know-how all’avanguardia, mai valorizzato in Cina. L’espansione in Cina di importanti aziende come Eni e Snam dovrebbe fare da traino allo sviluppo di molte filiere, incluse le biomasse e la valorizzazione energetica dei rifiuti. Tra i settori portanti si segnalano: la regolazione ed il controllo delle reti (smart grids); gli impianti di riscaldamento/raffreddamento; la geotermia; lo sfruttamento del gas residuo nei pozzi esauriti; la cattura e la conservazione del carbonio; la progettazione, pianificazione e realizzazione della carbon neutrality; la produzione e distribuzione di gas industriali.

Economia circolare

Tecnologie e servizi per la raccolta, il riuso, il riciclo e la valorizzazione energetica avranno un enorme sviluppo in Cina e l’Italia possiede know-how distintivo da valorizzare nella bio-raffinazione da scarti alimentari ed agricoli; nel recupero e riciclo di olii minerali ed industriali; e nelle tecnologie di selezione degli scarti civili.

Costruzioni

Sebbene il settore immobiliare stia rallentando e rallenterà in Cina per i nuovi sviluppi legati all’eccessivo indebitamento di molti attori di settore, nonché alle bolle speculative alimentate negli ultimi anni, si sta affermando una tendenza al “recupero” degli edifici, anche e soprattutto a fini di efficienza energetica, sanitaria e di benessere in generale. È un settore in fase di gestazione, ma ogni Municipalità ha mandato di dare priorità al “recupero” piuttosto che costruire nuovi edifici, anche sulla spinta della trasformazione delle abitudini di vita e di lavoro a seguito della pandemia. Tra i segmenti di interesse per il made in Italy si segnalano la progettazione e la pianificazione energetica; i materiali isolanti; i materiali carbon passive; i materiali sanitizzanti; i materiali/vernici per la produzione di energia elettrica; le reti locali.

Agricoltura

Al di là dei macchinari, già promossi in Cina, esistono interi settori tecnologici e di servizio che sono diventati prioritari in Cina per promuovere un’accelerazione dell’incremento della produttività dei terreni, pur contenendo l’uso di fertilizzanti chimici. Tecnologie di pianificazione, prospezione satellitare, previsione e prevenzione di eventi atmosferici discontinui (da cambiamenti climatici), protezione delle coltivazioni, tecniche di tracciamento, ecc. saranno prioritari in Cina per ridurre la dipendenza agricola dall’estero ed incrementare la sicurezza alimentare.

Nuovi materiali

I nuovi materiali, ferrosi e non ferrosi, stanno avendo uno sviluppo importantissimo in Cina in tutti i settori industriali. Le caratteristiche dei nuovi materiali (leggerezza, performance, ciclo di vita, riciclabilità, funzionalità) contribuiscono in modo determinante ad accelerare il percorso di decarbonizzazione). Nell’ambito dei nuovi materiali i biomateriali ricopriranno un ruolo di spicco, anche legati a processi di economia circolare.

Integratori alimentari e cosmetica

Tutte le categorie di integratori alimentari, soprattutto quelli legate alla cosmetica, sono in forte crescita. La maggiore crescita in Cina è prevista nelle città di 2°, 3° e quarta fascia, facilitata dalla penetrazione dell’e-commerce. Gli integratori alimentari inoltre presentano affinità con la medicina tradizionale cinese, quindi godono già di un posizionamento funzionale ma hanno il vantaggio di essere prodotti fuori dalla Cina in paesi con elevati standard di controllo qualitativo e di sicurezza. L’integrazione con la cosmetica è già nelle corde dei consumatori cinesi e si potrebbe legare a stili di vita che rientrano nell’immaginario cinese.

Servizi e prodotti sanitari per la cura degli anziani

L’invecchiamento della popolazione è una delle maggiori sfide dell’evoluzione sociale cinese. Si stanno sviluppando settori di consumo, tecnologici, servizi, etc. dedicati all’anziano (la cosiddetta “silver economy”). Il mercato potenziale è enorme ma ancora molto poco sviluppato. Ancora poche aziende straniere (produttrici sia di prodotti tecnologici, beni di consumo e servizi) sono attive in Cina. Viste le eccellenze italiane lungo questa filiera, oltre che normative ed organizzative, l’Italia potrebbe costruire una proposizione forte e convincente.

Meccanica, robotica e meccatronica

La promozione italiana in Cina per tutti i settori della meccanica è molto avanzata e consolidata. Il settore dello smart manufacturing, servizi a valore aggiunto, IoT, AI, interfaccia uomo/macchina, SW di ottimizzazione delle prestazioni, etc. sono segmenti dove alcune nicchie italiane potrebbero affermarsi in modo determinante e competitivo anche nei confronti di paesi direttamente concorrenti (ad es. la Germania).

Chimica fine

Nell’ultimo periodo i settori farmaceutici italiani sono stati in grado di posizionarsi in modo eccellente in Cina, con crescite dell’export significative. Esistono dunque ancora ampi spazi di crescita sia nei settori farmaceutici sia nella chimica fine in generale.

La Cina rappresenta dunque un vastissimo mercato potenziale, ma è altresì vero che tale mercato attualmente è ancora poco consapevole e poco informato sull’ampio spettro dell’offerta italiana di beni di consumo e soprattutto di macchinari specializzati. Lavorare sulla promozione del made in Italy per farne conoscere ai consumatori cinesi le intrinseche qualità che lo differenziano in tutto il mondo sarà la strada maestra da seguire nei prossimi anni per avere successo in questo ricco ma complesso mercato.

Cina-Infografica

A cura di Export.gov.it